Pieve di Zoldo

Unità pastorale di Pieve, Forno, Dont, Fornesighe, Goima e Zoppè di Cadore

Chiesa di San Floriano

Chiesa di San Floriano a Pieve di Zoldo

Chiesa di San Floriano a Pieve di Zoldo

La chiesa si trova nella località di Pieve di Zoldo, al centro della valle zoldana. L’edificio si eleva sulla sommità piana di una collina. Il luogo costituisce un passaggio obbligato nel collegamento tra i villaggi lungo la valle, storicamente conosciuta per la via del ferro, e fa sì che la chiesa, dedicata a San Floriano, protettore delle inondazioni e degli incendi, pericoli molto temuti nei villaggi di montagna, diventi un elemento di unione e di riferimento per tutta la comunità zoldana. Già nel X secolo si cita l’edificio religioso come unica parrocchia della vallata. La chiesa, consacrata nel 1487, come testimoniato dalla data incisa sulla lunetta del portale, rappresenta nell’area del bellunese, una rara testimonianza di architettura dipinta.

Il percorso stretto e tortuoso che da Forno di Zoldo conduce a Pieve si dilata improvvisamente. Le ‘vie del ferro’ si sviluppano, verso il XII secolo, sia per collegare tra loro le miniere e i forni fusori, sia per consentire il trasporto del metallo finito verso i centri di consumo, nei paesi del fondovalle, in direzione della pianura veneta.

Secondo la tradizione locale, San Floriano fu martirizzato durante le persecuzioni cristiane, al tempo di Diocleziano (4 maggio 304). nel sagrato della chiesa, in cui la superficie dipinta costituisce una quinta di fondo.

Facciata restaurata della Chiesa di San Floriano a Pieve di Zoldo

La facciata, interamente affrescata nel 1560, è caratterizzata dalla presenza di uno zoccolo perimetrale in pietra che, seguendo l’andamento del terreno, funge da basamento all’intelaiatura architettonica realizzata secondo una logica formale precisa. Nel risultato, la finta prospettiva mostra un’adesione a quella fase del Rinascimento irradiata da Roma in seguito alle esperienze del Bramante. La facciata è suddivisa in campiture, mediante una triplice partitura architettonica di colonne e paraste sviluppate su tre ordini sovrapposti, che racchiudono in asse con l’ingresso, il leone di San Marco, sovrastato dalla Madonna. Nella parte centrale, colonne scanalate, sormontate da capitelli ionici e da una doppia cornice, evidenziano l’ingresso all’edificio religioso. A sinistra del portale, la grande immagine di San Cristoforo sembra sottolineare l’importanza protettiva della Chiesa che domina la valle, quasi a rassicurare il pellegrino lungo il suo percorso tortuoso nella vita terrena.

Il prospetto, inquadrato da due contrafforti, è caratterizzato inoltre da un portale strombato, di influenza romanica, sovrastato da un rosone. Nel prospetto principale, il contrafforte di destra è nascosto dal campanile, ma è ben leggibile dal retro (lato sud).

Anche questa apertura si presenta strombata, arricchita da decorazioni floreali, risalenti probabilmente alla fine del ’700 e impreziosita da un traforo in Nel 1608, era stata prevista “una fitta ramata … per proibire che civette no entrino” (da Arch. visite pastorali Sez. A – II. Busta 1 cartella 3). pietra rosa. Solitamente nelle chiese di montagna è presente l’oculo, semplice apertura circolare e priva di funzioni decorative: si apre nel sottotetto con funzione di ventilare l’ambiente, evitando così di far marcire la struttura lignea.  Pietrame. Esternamente, sul lato nord della chiesa troviamo una grande croce lignea, in memoria dell’antico cimitero dismesso nel 1836, in ottemperanza al decreto napoleonico che ne ordinava l’ubicazione
all’esterno dell’abitato. Un nuovo cimitero fu così costruito a valle, ai piedi della Via Crucis, verso Sommariva.
Il campanile, risalente al 1565, fu rialzato nel secolo successivo. La guglia che oggi possiamo ammirare e che per le sue slanciate proporzioni richiama quella di San Simon in Vallada Agordina, è opera di Giovanni Battista Besarel e di suo figlio i quali, nel 1844, la ricostruirono dopo l’incendio causato da un fulmine.

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